di Paul Stonehill e Philip Mantle
La pittoresca città di Dalnegorsk situata a Primorsky Krai, regione della Russia orientale, in una stretta valle adiacente il fiume Rudnaya, circondata da tutti i lati da foreste e colline ebbe risonanza internazionale nel 1986, per essere precisi il 29 gennaio alle ore 19,55. Qualcuno ha definito l’evento accaduto la Roswell dell’Unione Sovietica. Quel freddo giorno di gennaio una sfera arancio-rossastra sorvolò la cittadina da sud est attraversando parte di Dalnegorsk e si schiantò sul Monte Izvestkovaya noto anche come “Hill 611” per via della sua dimensione. L’oggetto volò senza rumore e con traiettoria parallela al suolo. La sua sagoma fu descritta quasi perfettamente circolare, senza appendici, ali o finestrini e il suo colore era simile all’acciaio brunito. In un primo momento alcuni testimoni del luogo supposero fosse un meteorite mentre altri pensarono si trattasse di qualcosa al di fuori del normale. Un testimone, Yevgeny Serebrov, all’epoca uno studente, (ai nostri giorni è uno scienziato), disse che l’oggetto non aveva coda né scia dietro. Non ci fu nessuna esplosione ma solo un potente impatto quando colpì la montagna. Gli scienziati che raggiunsero Dalnegorsk da Vladivostok e Khabarovsk, usarono un cronometro per stimare in 15 metri al secondo la sua velocità. Dissero a Yevgeny e ad altri ragazzi che le meteore e i frammenti di razzi non possono volare in quel modo. V. Korotko, editore del quotidiano locale Trudovoye Slovo, si trovava nei pressi del monte durante il crash del misterioso oggetto. Egli affermò che una piccola fiammata si sprigionò dal luogo dell’impatto ma ebbe una breve durata. Korotko descrisse l’accaduto con queste parole: “Con la coda dell’occhio vidi qualcosa che precipitava sulla montagna. Ci fu un impatto indistinto, senza eco, ma molto forte. Il rumore dello schianto durò meno di un secondo. Ci fu un esplosione e grandi fiamme bianco-rosse. Sembrava che qualcosa fosse stata inghiottita da una potente fiammata. La sfera era approssimativamente un metro di diametro. Si udiva il ruggire delle fiamme. Osservai il fenomeno per circa cinque minuti. Il fuoco bruciò per 1 o 2 minuti e poi si fermò”.
V. Kondakov, un meccanico del luogo, si trovava presso la stazione degli autobus nel momento in cui la sfera sorvolò la città. Disse che la sfera volava così bassa che sembrava potesse tranciare parte della ciminiera dell’impresa industriale Dalnopolimetall. Era rotonda, senza appendici o aperture. Sembrava fosse fatta di metallo e il suo colore ricordava una leggera luminescenza dell’acciaio incandescente. Kondakov credette si trattasse di un proiettile o di una granata. Non udì nessun rumore. Kondakov osservò come l’oggetto si schiantò sulla collina ma non sentì nessun rumore di impatto. Il terreno sul luogo dell’impatto cominciò a bruciare. A sentire Mikhail Gershtein, il maggior studioso di UFO della Russia e autore di numerosi libri di ufologia e fenomeni paranormali, molti testimoni oculari paragonarono il fuoco osservato ad una fiamma ossidrica. L’ardore delle fiamme è stato descritto come avente una durata di una o due minuti, oppure un’ora o persino fino a tarda notte. Il 2 febbraio del 1986, un parente di uno dei ragazzi che avevano osservato il crash, accompagnato da un adulto e alcuni studenti, effettuò un’escursione sul luogo dell’impatto. Trovarono un tronco di albero bruciato, una buca non molto grande, e dei rami che sembravano essere stati tranciati dall’oggetto nella sua caduta. Non vi erano grossi frammenti come nel caso della caduta di un aereo. Raccolsero, molto metodicamente, gocce fuse di una sostanza che aveva tinta metallica, rocce e un pezzo di tronco d’albero. Portarono il tutto al Museo di Studi Regionali. Il suo Direttore era Valeri Viktorovich Dvuzhilni. Le gocce somigliavano a metallo dolce. Furono versate diverse soluzioni acide su di esse ma non vi fu nessuna reazione. In seguito decisero di avere un ulteriore parere scientifico da V. Berlizov, un esperto del luogo, e membro della spedizione scientifica del 1947 al sito in cui era caduto il meteorite di Sikhote-Alin. V. Dvuzhilni voleva un’opinione qualificata di cosa potesse essere composto quel materiale.
Non ci fu una risposta immediata dagli esperti, Dvuzhilni di conseguenza decise di usare altri mezzi che aveva a disposizione. Il suo Team riuscì a salire sulla montagna tre giorni dopo il “crash”. Dvuzhilni raccontò ai giornalisti russi del Magadansky Komsomolets che l’UFO aveva spazzato via uno sperone di roccia di circa due metri cubi e aveva fatto evaporare dieci metri quadrati di neve che ricoprivano il luogo dell’impatto. La vegetazione era bruciata e anche lo stesso terreno mostrava segni di bruciature. Il giornale scrisse che il Team aveva trovato frammenti magnetizzati di scisto silicico. Potete immaginare un mattone che attrae il metallo? Le alte temperature annullano il magnetismo ma in questo caso sembrava esattamente l’opposto. Questo fatto, puntualizzò Dvuzhilni, ancora una volta conferma che non fu un fulmine globulare o un plasmoide a schiantarsi sulla collina Height 611 ma che doveva trattarsi di un UFO. Il team rimase stupito dal fatto che l’area bruciata dal fuoco fosse nettamente definita. Un cespuglio di rododendro che si trovava ai margini dell’area incenerita era completamente privo di bruciature. La roccia, composta da scisti di silice marrone chiaro, crepata e piena di fessure, era diventata nera come il carbone. Un sottile strato di terreno era misto a cenere. Un attento esame del luogo ha portato al ritrovamento di circa 30 grammi di una strana sostanza. Erano delle gocce solidificate di colore scuro. Molte di queste erano sottili, da circa mezzo millimetro a due millimetri di diametro, ed altre erano più grandi, da tre a cinque millimetri. Dvuzhilni contattò il laboratorio delle Bor and Dalnopolimetall industrial enterprises. Le analisi rivelarono che le gocce più piccole erano composte da una incredibile lega di piombo e contenevano fino a 17 elementi della tavola di Mendeleev. Le gocce più grandi erano fatte da un composto di cromo, nickel e alluminio. Solo una lama a sega fatta di diamante era riuscita a tagliarle. Un’altra incongruenza era che la lega di metalli doveva avere una struttura cristallina ma in realtà era amorfa come il sapone. Tali metalli amorfi possono essere creati in laboratorio (usando elio liquido per raffreddare metallo fuso molto caldo), ma l’incidente avvenne su una montagna di nuda roccia. Gli oggetti raccolti nel sito sono stati in seguito definiti come "piccole reti" o "maglie," palline "," palle di piombo ", e "pezzi di vetro".
Un esame più approfondito ha rivelato proprietà molto inusuali. Una delle “piccole reti” conteneva fibre strappate molto sottili (17 micrometri). Ognuna delle trame era composta a sua volta da fibre più sottili, legate in trecce. Intrecciati con le fibre si trovavano sottili fili dorati. Lo studio delle goccioline ha determinato che la distanza tra gli atomi nella matrice cristallina delle sfere metalliche era di 3,84 angstrom, non i normali 3,86 angstrom, come dovrebbe essere in un metallo. La gran parte degli specialisti furono meravigliati da questi oggetti che chiamarono “nets” (reti). Erano composti da carbonio amorfo. Gli atomi delle terre rare erano distanziati l’uno dall’altro. Gli scienziati hanno stabilito che c’erano 18 elementi nelle “reti”. Il contenuto d'oro delle "reti" era pari a 1100 grammi per tonnellata (4 grammi per tonnellata sono necessari per lo sfruttamento industriale del minerale depositato); e il contenuto d’argento era pari a 3100 grammi per tonnellata. Usando un microscopio elettronico, gli scienziati hanno scoperto che la superficie della “rete” conteneva fili di quarzo sottili 17 micron. I fili erano intrecciati precisamente a formare un cavo. Uno dei fili presentava una sorta di sezione aurea: una linea sottile d’oro posta in qualche modo nel mezzo della “rete”. In seguito, in altri campioni, sono state scoperte altre linee d’oro. Quando gli scienziati hanno cercato di sciogliere uno dei lacci , per essere in grado di vedere meglio, il laccio scomparve alla vista, e non riuscirono più a trovarlo. Alexey Kulikov, dottore in Scienze geologico-mineralogiche dell'Istituto di chimica organica e generale del ramo dell'Estremo Oriente dell'Accademia Russa delle Scienze, studiò le "sfere di metallo". Disse, parlando delle “reti”, che non si poteva stabilire cosa fossero in realtà. Somigliava a del carbonio vetroso, ma non si sapeva come fosse stato creato.
Probabilmente, un’altissima temperatura è in grado di produrre le condizioni per consentire la creazione di tale carbonio vetroso. Il ceppo di albero della collina 611 non si è rivelato meno sorprendente. Il legno bruciato è carbonio puro, carbone da legna. Un lato del tronco d'albero era opaco. L'altro lato era lucido, come se fosse ricoperto da vernice. Dopo qualche tempo gli scienziati hanno capito che era stato sciolto. Il carbonio fonde ad una temperatura di 3000 gradi Celsius. Specialisti nel campo della fisica dei metalli del Bor e Dalnepolimetall, così come anche altri scienziati, hanno dichiarato che sarebbe stato impossibile immaginare che un settore industriale avesse utilizzato simultaneamente tale combinazione di elementi per qualsiasi scopo. Dopo aver esaminato 15 campioni di minerali locali, gli ufologi russi scoprirono nuovi segni di "lucidatura" da duro e solido metallo. La “lucidatura” era vetrosa da 0,4 a 4 o 5 mm. Era stata provocata da un corpo solido o da palle di metallo volanti (alla velocità di un proiettile). Dvuzhilni aveva ricevuto una relazione dell'Istituto IZMIRAN di magnetismo terrestre, e propagazione di onde radio nella ionosfera (Leningrado). Questo istituto è stato coinvolto nel programma di ricerca segreto sovietico sugli UFO 1978-1991 (Setka AN). Hanno condotto delle analisi sulle sfere trovate su Height 611. Le conclusioni cui sono giunti gli scienziati sono state le seguenti: le sfere sono state realizzate sulla Terra, ma il progetto non è stato concepito a Dalnegorsk , ma a Kholodnensky, nella regione del Nord Baikal. Dvuzhilni era certo che la sonda aliena che si era schiantata su Height 611 era riuscita ad utilizzare metalli dai giacimenti terrestri per le necessarie riparazioni.
Valentin Psalomschikov, un esperto russo di disastri aerei, famoso giornalista e autore di libri sui fenomeni paranormali, affermò che si trattava di un oggetto di fabbricazione sovietica dalla tecnologia costruttiva risalente agli anni settanta e di essere in possesso di filamenti ultrasottili che ne facevano parte. Aggiunse che, allo stato delle cose, non si poteva affermare una correlazione con l’evento di Dalnegorsk del 1986. E’ possibile ipotizzare che l’oggetto fosse una sonda da ricognizione attaccata ad una mongolfiera e che questa era stata mandata in URSS da un altro paese. La sonda non fu riconosciuta come tale a causa dell’oscurità. All’approssimarsi di Dalnegorsk la sonda si auto distrusse nel momento in cui un dispositivo termico imbarcato si auto attivò (per la presenza di un dispositivo barometrico previsto dalla missione nel momento in cui si fossero esauriti i compiti programmati, etc..). Quindi l’oggetto, che fino ad allora non era visibile, si trasformò in una sfera fiammeggiante. L’oggetto proseguì il suo volo con la stessa velocità stimata di 15 m/s ma al suo avvicinarsi ad Height 611, a causa della distruzione del sistema di cavi che lo teneva attaccato al pallone, si staccò e precipitò. A causa del forte vento e del suo piccolo peso, planando la sonda si sarebbe schiantata con una traiettoria angolata e non verticale. Tale tipo di apparati, per essere invisibili sullo schermo dei radar, sono costruiti con materiali non metallici. In questi casi, il principale materiale usato è la fibra di carbonio rinforzata con polimeri o carbonio-plastica rinforzata con fibre. La "rete" è il residuo della base di tessuto in fibra di carbonio dopo che il legame è stato bruciato; tracce di esso, rappresentate da palline bianche e gialle, si sono conservate nelle corde della "rete".
Il peso contenuto della fibra di carbonio rinforzata con plastica (CFRP) e la capacità di usarlo come una “pentola” resistente al calore (dove i contenuti possono bruciare prima del contenitore) sono fattori importanti per questo apparecchio. Una base di carbonio di CFRP può resistere a temperature estremamente elevate. Le grandi quantità di ferro, alluminio, magnesio e fosforo sono, molto probabilmente, elementi miscelati termicamente a causa del congegno di autodistruzione (non frammenti della costruzione). In combinazione con il clorato di potassio e il permanganato di potassio (contenente grandi quantità di ossigeno in legame), gli elementi formano un miscuglio che non può essere spento né con acqua né con sabbia. Le sfere di piombo facevano parte probabilmente del meccanismo di compensazione aerodinamica, contenenti pallini di questo materiale, che vengono espulsi al rallentamento del volo. Il silicio è la base di dispositivi semiconduttori e di ottiche. Il lantanio, l’ittrio, il cerio e altri elementi delle terre rare sono utilizzati per ottiche speciali e filtri, e questo può indicare che l'oggetto di Dalnegorsk sia stato utilizzato per fotografia spettro zonale della superficie, per rivelare dettagli invisibili durante una normale ricognizione fotografica. Molto strana era la presenza di praseodimio. Praseodimio e neodimio sono utilizzati in risonatori a laser solido. E’ naturale che ci fossero fonti di energia a bordo, molto probabilmente erano grossi accumulatori allo zinco-argento oppure batterie zinco-aria.
Elettroliti a base di metalli alcalini sono di solito utilizzati per tali batterie. Del titanio potrebbe essere stato usato in alcune parti più piccole, nelle quali sarebbe difficile o impossibile utilizzare delle plastiche. I segnali provenienti da tali oggetti erano di solito trasmessi ad un satellite o aereo da ricognizione ad alta quota che sorvolava la zona del confine sovietico orientale. Quindi troviamo la presenza di circuiti elettrici di ricezione e trasmissione di informazioni video (cavi, apparecchiature radio di trasmissione); cavi d'oro rivestiti di quarzo sono utilizzati in queste tecnologie. Tale rivestimento esterno è più stabile a basse temperature. È possibile che un’apparecchiatura per acquisire comunicazioni telefoniche e radio fosse a bordo dell'oggetto. Secondo Valentin Psalomschikov, non è corretto affermare che il cavo d'oro ultrasottile rivestito di quarzo sia tecnologia extraterrestre. Più di venti anni prima del 1989, la tecnologia per produrre questi cavi ultrasottili era stata ideata in Unione Sovietica. I cavi si ottenevano da vari metalli con rivestimento esterno in vetro, estratti direttamente dalla fusione. Inoltre, non esistono reali difficoltà per la produzione di tali rivestimenti esterni in vetro di quarzo per la fusione di metalli più resistenti.
Dal momento che non è possibile interrompere l'utilizzo dei cavi nella tecnologia radio, più sottile è lo spessore utilizzato, più attenuato è il riflesso del segnale radar da essi generato. Il fatto che i pezzi del rivestimento CFRO esterno si siano conservati può essere spiegato con la presenza di una crosta di ghiaccio e neve. Il mischiarsi degli elementi ha rilasciato una gran quantità di calore preservando la copertura di CFRP. La modifica delle proprietà delle rocce circostanti (aspetto della conducibilità superficiale, il cambiamento della colorazione e delle proprietà magnetiche) può essere facilmente spiegato con la sedimentazione sulle rocce di vapori metallici provocati dalla miscela termica e l'effetto sul legno non è spiega-bile con una radiazione sconosciuta, ma dall'integrazione in esso di vapori ad alta temperatura derivati dalla grande quantità di elementi biologica-mente attivi. Dopo aver spiegato l'origine terrestre dell'oggetto di Dalne-gorsk, V. Psalomschikov ha aggiunto che la situazione in cui gli oggetti so-no stati avvistati il 28 novembre 1987 era completamente diversa. Sulla base delle relazioni dei numerosi testimoni, si deduce che erano tipici U-FO. Un oggetto di 300 metri di lunghezza, con "oblò" e "proiettori", che vola ad un'altitudine di 100-150 metri, non può che essere definita un’aeronave extraterrestri.
Si può essere concordi con una spiegazione convenzionale dell’incidente della Hill 611, ma ancora questo è da vedere. Altri ricercatori sono in disaccordo, naturalmente. La vicenda ha i suoi omologhi in Occidente, il caso Roswell è uno di questi, ma ne esistono vari altri. A prescindere da questo, si tratta di un caso interessante da divulgare e che negli anni a venire sicuramente ci darà maggiori informazioni e nuove teorie. Dopo aver descritto il crash di Dalnegorsk nei libri, la nostra ricerca sull’ufologia russa continua, e pubblicheremo le informazioni supplementari e le novità significative, aggiornando i casi ufologici di questo enorme paese e dei suoi vicini in Asia Centrale, Estremo Oriente ed Europa dell'Est. Contiamo sul fatto che i nostri aggiornamenti, aiuteranno gli altri ricercatori coinvolti nella seria ricerca ufologica.
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