CONTRO I NOSTALGICI DELLE BRIGATE ROSSE

Di Amedeo Curatoli

I compagni marxisti leninisti degli anni ’60 si sono formati su due memorabili scritti del Partito Comunista Cinese: “Sulle divergenze fra il compagno Togliatti e noi”, e “Ancora sulle divergenze fra il compagno Togliatti e noi”. La “via italiana al socialismo” fu, teoricamente, distrutta, con forti argomenti marxisti leninisti, ma il revisionista Togliatti, politicamente, continuava a imperare. In quegli anni nacque il PCd’I (m-l), il primo partito che creò, finalmente, in modo chiaro, una netta linea di rottura e di contrapposizione al PCI. Se poi, storicamente, il movimento marxista leninista è proliferato in diversi piccoli partiti, gruppi e aggregazioni varie, e non si è affermato come un forte partito rivoluzionario antirevisionista, ciò è accaduto per l’immaturità di un movimento appena nato, ma soprattutto - ripetiamo - perché il togliattismo era ancora in grado di esercitare un’indiscussa egemonia. In ogni caso i marxisti leninisti non sono scomparsi, il Pci, invece, ha fatto la fine ingloriosa che tutti sanno. Però i conti con il togliattismo non sono ancora definitivamente chiusi, perché ci sono ancora molti compagni nostalgici di Togliatti.
Lo Stato borghese italiano si è rivelato particolarmente criminale: i suoi servizi segreti, i suoi apparati repressivi, nonché la stampa asservita totalmente a questo Stato, quando esplose la bomba di piazza Fontana diedero addosso ad un anarchico! Che vergogna, che abominia…Poi questo povero anarchico fu gettato giù da una finestra. Iniziò così una delle pagine più nere della nostra storia recente. Alla strage di piazza Fontana ne seguirono altre. Il disegno strategico che stava dietro a quei misfatti programmati, era di creare una situazione tale da giustificare un colpo di Stato, per distruggere il poderoso movimento studentesco e operaio che si era sviluppato alla fine degli anni ’60. La “vox populi”, con estrema esattezza definì quel periodo: strage di Stato . Ma solo la dittatura del proletariato riuscirà un giorno a fare finalmente (e definitivamente) chiarezza, con nomi e cognomi, sul marciume annidato nello Stato che stava dietro ai miserabili fascisti esecutori materiali di quelle stragi. In quel clima rovente, si comprende come possa essersi manifestata, in alcuni gruppi operaisti ma anche in gruppi che si richiamavano al marxismo leninismo, la tendenza ad imboccare la via della lotta armata contro lo Stato. Ogni bilancio storico serio, cioè marxista, tiene conto di dati di fatto concreti e accertati: la preziosa esperienza delle rivoluzioni socialiste del ‘900 (e l’immenso patrimonio teorico che ci hanno lasciato) ci dicono che tali rivoluzioni sono nate dai gravi misfatti delle classi dominanti e hanno prodotto e suscitato l’irresistibile ascesa di masse di milioni di popolo, cioè di operai, contadini, studenti, piccola borghesia urbana, il mondo della cultura e dell’arte, fino a distruggere il vecchio potere e a instaurare il socialismo. E’ il ruolo attivo di milioni di popolo che crea questo “miracolo”. In Russia, nel 1905 furono le masse che diedero vita “genialmente” - come disse Lenin - ai Soviet, cioè organi di contro-potere dal basso di operai contadini poveri e soldati. Ma la sconfitta delle rivoluzioni del 1905 rappresentò la “prova generale” di quella che sarà, dodici anni dopo il trionfo della Rivoluzione d’Ottobre diretta dal Partito bolscevico. In Cina era appena nato nel 1921 il Partito comunista quando esplose una potente Rivoluzione agraria che coinvolse masse di milioni di contadini poveri e il giovane PCC ebbe il merito storico di saperla tempestivamente capire e quindi egemonizzarla e dirigerla. Se è lecito paragonare le piccole alle grandi cose, facendo un bilancio storico delle Brigate Rosse (che si richiamavano esplicitamente al marxismo leninismo), dobbiamo valutare perché esse sono completamente e irrimediabilmente scomparse dalla scena politica. Sicuramente godevano di una certa simpatia presso strati di classe operaia e del movimento studentesco, ma nonostante ciò, la loro decisione di imboccare la via della lotta armata fu caratterizzata da un estremo, anche se eroico, volontarismo. Le BR intesero togliere allo Stato borghese il “monopolio della violenza”: è forse il caso di ricordare che gli Stati, fin dalla notte dei tempi, sono nati proprio per avocare a sé il “monopolio della violenza”? Che gli stati sono la conseguenza della divisione in classi fin dalle prime società minimamente evolute, appena uscite dell’età della pietra, dall’età delle caverne? Che gli Stati sono nati per opera delle minoranze privilegiate, sono nati per sterminare la massa dei diseredati che avessero messo in discussione i detentori dei privilegi? E’ vero che il potere nasce dalla canna del fucile, ma per espropriare del potere politico le classi dominanti, a imbracciare il fucile devono essere centinaia di migliaia o milioni di popolo.
Il fatto scandaloso che in tutti gli Stati borghesi, dove più dove meno, coesistano accanto agli apparati repressivi sacche di criminalità organizzata ineliminabile e indistruttibile significa, ciò che è storicamente dimostrato, che la criminalità organizzata è, in ultima analisi, organicamente integrata, è legata con mille fili, come una metastasi cancerogena, alla dittatura borghese, e per questo essa è ineliminabile. Altra cosa è la lotta armata contro lo Stato di gruppi politici che si definiscono comunisti: in questo caso, a differenza di ciò che non fa contro la criminalità organizzata, lo Stato muove tutte le sue leve, senza risparmio di energie, per la distruzione totale di tali gruppi armati: questo per dire che l’abbattimento dello Stato borghese non può che essere generato da profonde crisi rivoluzionarie che coinvolgano l’attiva partecipazione di un intero popolo. Il richiamo al marxismo leninismo da parte delle Brigate Rosse (sconfitte dalla storia) ha fornito ulteriori argomenti alla borghesia per rinfocolare la furiosa campagna di criminalizzazione del marxismo leninismo, per delegittimarlo ancora di più. Le BR (e altri gruppi politici a livello europeo che si erano messi sul terreno della lotta armata) hanno, di fatto, offerto l’occasione agli Stati borghesi di accentuare ancora di più il loro carattere poliziesco e quindi di restringere ulteriormente gli spazi di democrazia politica che un Governo borghese e una Costituzione borghese possono consentire. Le Brigate Rosse passano, ma le leggi repressive restano, pronte a colpire con metodi sempre più apertamente criminali qualunque tipo di grandi manifestazioni popolari che mettano seriamente in discussione le politiche reazionarie dei Governi, a livello interno e internazionale. A conferma di ciò sono indicative le repressioni violente, di tipo cileno della manifestazione a Napoli contro il G8 nel marzo 2001 cui seguirono le torture dei fermati alla caserma della Polizia Stradale a Piazza Carlo III (governo di centro-“sinistra”) Quella repressione accuratamente pianificata a Napoli fu la prova generale di ciò che accadde su una scala maggiore, 4 mesi dopo a Genova, sempre contro il G8 con il il criminale pestaggio indiscriminato di centinaia di manifestanti di ogni età e sesso alla scuola Diaz e le vere e proprie torture eseguite ai danni dei fermati nella caserma di Bolzaneto (governo di centro-destra)
Da un punto di vista teorico, le BR erano assolutamente certe di innovare il leninismo applicandolo alla situazione concreta dei nostri tempi. Giusto per fare degli esempi: “E’ solo con la seconda guerra mondiale - dicono in una loro “risoluzione strategica” - che si ha il definitivo affermarsi in tutta l’area capitalistica del capitale monopolistico multinazionale”. Questo non è vero. Prima di tutto perché “il capitale monopolistico multinazionale” è un’astrazione generica, nel senso che non è identificato con nessun concreto paese o area geografica di determinati paesi, né stabilisce fra loro una determinata “gerarchia”. La verità, invece, è che il definitivo affermarsi dell’imperialismo è avvenuto agli albori del ‘900, e ha interessato tutto l’Occidente capitalistico denunciato implacabilmente da Lenin, Occidente che costituisce l’area della cosiddetta white supremacy. “Non si vuol negare l’esistenza di contraddizioni…tra capitale monopolistico e capitale non monopolistico, ma pensiamo che queste contraddizioni siano essenzialmente il riflesso di contraddizioni ben più profonde tra gruppi multinazionali”. Questo è linguaggio oscuro e indecifrabile (contrasti fra capitale monopolistico e capitale non monopolistico?). Se volessimo individuare la grande novità teorica, rispetto all’analisi fatta da Lenin un secolo fa, occorrerebbe dire, tanto per parlare con chiarezza marxista, che la Seconda guerra mondiale ha prodotto la superfetazione di un imperialismo (quello USA), il quale sopravanza di gran lunga tutti gli altri paesi imperialisti quanto a forza economica e militare, per cui la legge dello sviluppo ineguale che portava all’inevitabilità delle guerre fra paesi imperialisti non è più operante. La contraddizione principale che muove oggi il mondo, e che fa sempre incombere (grazie alla bestia ferita USA) il pericolo di una guerra termonucleare, contrappone, da una parte, l’imperialismo nel suo complesso (la “triade” USA-Europa-Giappone, con l’appendice sionista), e, dall’altra parte, i paesi e i popoli d’Asia, Africa e America Latina. “il processo di controrivoluzione preventiva - leggiamo in questa ‘risoluzione strategica - impone in questa fase una nuova strategia per la presa del potere e quindi anche dei principi e delle forme organizzative (…) l’unica possibilità di praticare il terreno politico dello scontro si dà con il fucile in mano”. La certezza di praticare senz’altro la lotta armata (ripetiamolo: storicamente rivelatasi volontaristica), si fondava su una presunta novità teorica di quella “fase”, e cioè: “...fascismo e socialdemocrazia si sono, nella storia reciprocamente esclusi. Nello stato imperialista invece la sostanza di queste forme politiche coesiste, dando luogo a un ‘regime originale che perciò non è fascista né socialdemocratico, ma rappresenta un superamento dialettico di entrambe”. Qui lo ‘Stato imperialista delle multinazionali’ diventa il ‘deus ex machina’, il ‘primo motore immobile’ che muove a piacimento, a seconda delle necessità del momento, repressione e riformismo. E’ chiaro che si tratta di una micidiale semplificazione lontana mille miglia dalla concretezza analitica del marxismo.
Il rapimento Moro è stata la più clamorosa azione delle BR. Anche restando nella logica dei loro capi che, evidentemente ritenevano di essere maestri di tattica rivoluzionaria, commisero il gravissimo errore di eliminare Moro. A) Perché fecero un favore agli imperialisti USA (soprattutto Henry Kissinger) che effettivamente lo volevano morto per le sue aperture al PCI; B) perché compattarono l’orrenda Democrazia Cristiana regalandole un martire; C) perché spinsero il PCI ad abbandonare le residue, stantie riproposizioni della togliattiana via italiana al socialismo e a diventare, invece, il primo e il più determinato sostenitore dell’apparato repressivo dello Stato borghese. Chi ha letto le lettere di Moro dalla prigionia (poi raccolte nel saggio di Sciascia “L’affaire Moro”) si rende perfettamente conto che egli non era in uno stato di confusione mentale (secondo la cinica, orrenda e offensiva vulgata dei delinquenziali vertici della DC). Moro era lucidissimo, aveva ormai definitivamente rotto con il suo partito perché comprendeva perfettamente che la DC lo stava condannando a morte. Quindi se le BR avessero avuto un granello di sale leninista in zucca, avrebbero dovuto senz’altro liberarlo, e quasi certamente Moro, rientrato in Parlamento dopo quella drammatica e (per lui) istruttiva esperienza, avrebbe avuto la funzione, con ogni probabilità, di una granata lanciata non solo contro la DC (che aveva già preparato i manifesti di morte di Moro prima che le BR lo uccidessero), ma anche contro il PCI che si era dimostrato, auto-lesionisticamente, il più strenuo avversario di qualsiasi tipo di trattativa con le BR.
In conclusione, le Brigate rosse hanno posto se stesse come misura della Storia: era del tutto legittima la lotta armata quando l’hanno iniziata loro. Oggi, dopo che sono stati sbaragliati, i loro leader più in vista hanno dichiarato che la lotta armata non è più proponibile.

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